Legno, la materia in tutti i sensi

Dopo anni trascorsi a rincorrere linee essenziali, strutture minimali e trasparenze luminose, forma e materia sembrano far prepotentemente ritorno nel design più contemporaneo, sull’onda di una maggiore consapevolezza ambientale e di una diversa sensibilità estetica.  Ciò è valso anche per i sistemi di arredo e le pareti divisorie per ufficio in cui la cifra dei progetti, che sembrava volgere nel senso di uno stile sempre più rigoroso, futuribile, fortemente influenzato dalle innovazioni informatiche e dall’iper-connettività, ha poi virato verso una filosofia più naturale, rivalutando l’essenza tattile, olfattiva e visiva della materia. Non serve scomodare concetti complessi e un po’ troppo trendy come la sinestesia, per spiegare le stimolazioni sensoriali che il legno è in grado di offrire, coinvolgendo direttamente o indirettamente tutti i cinque sensi. Un elemento in grado di evocare calore alla sola vista, vitalità al tocco e benessere per quel profumo secco e seduttivo, che sa di vita e di natura.  D’altronde nihil sub sole novum, lo scriveva Vasily Kandisky nel 1926 nella celeberrima opera “Punto, linea, superficie”: “Ascoltare la forma, entrare nell’opera, diventare attivi in essa e vivere il suo pulsare con tutti i sensi”. È un po’ questo il succo della questione. Il pieno coinvolgimento dei recettori sensoriali è ancor oggi stimolo vivificante per l’individuo, ancor più in presenza di un elevato grado di assuefazione alla tecnologia e al progresso. In questo contesto, anche il mondo delle pareti divisorie per ufficio, che è il tema della nostra indagine, cambia radicalmente passando dalle strutture in alluminio e acciaio a quelle interamente realizzate in legno; dalle forme minimali e dalle sezioni ridotte a quelle più generose del legno lamellare impiallacciato. La trasparenza assoluta, tanto cercata e voluta, cede il passo a una ‘luce’ scandita da elementi strutturali ben visibili e chiaramente apprezzabili. “Da progettista di pareti, posso dire di aver impiegato gli ultimi vent’anni a ridurre al minimo strutturale le sezioni dei profili fermavetro, grazie alle possibilità produttive e strutturali dell’alluminio estruso” – ammette l’Architetto Paolo Pampanoni – “Nell’ultimo periodo assisto a una ‘controriforma’ stilistica, alla caratterizzazione materica e dimensionale, rinunciando ai piccoli ingombri per ottenere l’invisibilità delle strutture. Ora il Cliente vuole tornare a percepire il materiale, la sua temperatura, il suo odore. Vuole toccare, avvertire l’essenza vera, avendo avuto finora sottomano materiali che fingono di essere altro, come i nobilitati, e i gres. […] Ricordo perfettamente quando mi trovai di fronte per la prima volta alla ‘solidità visiva’ di Ritmica Wood di Etoile. Fu quasi uno shock, percepivo che qualcosa di inaspettato stava accadendo nel nostro mondo.” – Per poi aggiungere un’importante suggestione culturale per interpretare le nuove tendenze – “È importante inoltre sgombrare il campo dal falso mito della riciclabilità e dell’ecosostenibilità. L’avvento delle pareti in legno non fa parte di un trend ecologista. L’alluminio ha mille e più vite e può essere classificato come materiale perfetto per le operazioni di riciclo. Si tratta di una sensibilità estetica e tattile totalmente diversa. Se prima valutavamo le pareti attraverso la loro trasparenza, quindi attraverso gli occhi, oggi lo facciamo per il loro valore materico, quindi con il tatto o con l’olfatto […]  Un ufficio allestito con pareti in legno profuma di buono e di vero!” È evidente come il ritorno al legno non sia legato a nostalgici riferimenti all’artigianalità, quanto piuttosto animato da criteri di modernità e attenzione alla qualità. La sapienza artigiana è a tutt’oggi un riferimento a cui ispirarsi, che tramanda attenzione ai materiali e alle loro specificità, ma nelle pareti in legno di ultima generazione, le antiche tecniche ebanistiche hanno lasciato spazio alla tecnologia. I listelli lamellari hanno sostituito i masselli pieni, migliorando le prestazioni meccaniche di ogni elemento. L’essenza è ormai esaltata attraverso originali e innovative interpretazioni dei progettisti. Questa attenta ricerca modifica profondamente l’approccio progettuale, riportando l’architettura e l’industrial design a sostanziarsi di stimoli e sensazioni autentici ispirati alla vera natura dei materiali. Potremmo dire senza tema di errore che oggi il percorso conoscitivo della parete avviene soprattutto attraverso le mani, che seguono l’intero ciclo di vita del prodotto. Quelle operose del costruttore che seleziona ogni singolo componente, che sagoma e assembla. Quelle attente del responsabile della qualità che toccano per verificare la robustezza, la qualità delle finiture, la precisione. Infine, le mani del cliente. Quelle dell’utilizzatore che quotidianamente ‘sentono’ la parete, che aprono e chiudono porte e che di continuo sfiorano le superfici.  Ed è proprio questo approccio che caratterizza il progetto Ritmica Wood di Etoile in cui il vetro, pur rimanendo elemento di continuità con la filosofia precedente, non è più il protagonista assoluto ma lascia spazio alla ‘materia’. In tutti i sensi.